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Radiodiffusione

Già tra il 1917 e il 1920, negli USA, vennero effettuati numerosi esperimenti di trasmissione a distanza di musica e interventi parlati. Nel 1920 cominciarono le trasmissioni regolari. La prima a produrle fu la KDKA di Pittsburgh, un'emittente di proprietà della Westinghouse, una delle maggiori aziende produttrici di macchine elettriche. Nei primi anni, la diffusione dei primi "programmi" (musica e brevi intrattenimenti sonori) venne promossa soprattutto da produttori e rivenditori di apparecchi radio, per stimolare un mercato ancora sostanzialmente inesistente. Poi, con la crescita del pubblico, saranno gli introiti pubblicitari a finanziare la nuova forma di comunicazione.

In Europa, le prime emissioni radiofoniche regolari si ebbero a partire dai primi anni Venti, generalmente sotto il diretto controllo dello Stato e in regime di monopolio. Fu il Regno Unito, il paese nel quale anche grazie all'azione di Marconi la tecnica radiofonica più era stata perfezionata durante la grande guerra, a dar vita al primo sistema nazionale di radiocomunicazione, la British Broadcasting Company, poi British Broadcasting Corporation o B.B.C. (1922).

In Italia le trasmissioni sperimentali ebbero inizio nel 1924, dapprima per iniziativa di alcune compagnie private poi, dall'ottobre di quell'anno, in condizioni di monopolio a concessione pubblica, con l'Unione Radiofonica Italiana (URI) antenata dell'EIAR (1927-44) e quindi della RAI. Negli stessi anni in cui nasceva la radiodiffusione, negli USA e nel Regno Unito venivano effettuati i primi esperimenti di televisione o (come si diceva spesso allora) di "radiovisione". Con la diffusione circolare nasceva non solo un nuovo tipo di intrattenimento, ma un modello completamente nuovo di comunicazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

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