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Museo Marconi

 
 
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Prova anche tu!

Prova a ripetere l'esperimento a casa

 
La bottiglia di Leida deve il suo nome al luogo in cui Peter von Musschenbroek, professore di fisica sperimentale all'Università di Leida, scoprì casualmente gli "straordinari" effetti di questo curioso strumento. Era il 1745 e, secondo le teorie elettriche comunemente accettate al tempo, i fenomeni di attrazione e repulsione elettrostatica erano dovuti al moto di un fluido elettrico che poteva essere trasportato da metalli e soluzioni acquose e accumulato e conservato in recipienti di vetro. Bastava porre un bastoncino metallico all'interno di una bottiglia piena d'acqua perché l'elettricità vi entrasse, prestando però attenzione a porre la bottiglia su un materiale isolante per evitare che il fluido elettrico scivolasse via, attraverso un conduttore, verso la terra. Quando Musschenbroek, contravvenendo per distrazione a questa regola sperimentale, riempì la bottiglia tenendola in mano, fu sopraffatto dalla sensazione che avvertì nel toccare con l'altra mano il pomello della bottiglia. L'intensità della scossa lo spinse a rendere pubblici i risultati della sua involontaria scoperta e, a partire da quel momento, i fisici di tutta Europa si precipitarono a ripetere l'esperimento. Consentendo di accumulare grosse quantità di elettricità, la bottiglia di Leida divenne uno strumento fondamentale della "scienza elettrica", impiegata sia per produrre grosse scintille, che per somministrare forti scosse a scopo terapeutico.
 
   

 

 

 

 

 

 

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