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Museo Marconi

 
 
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Gli eredi dell’ing. Basilio Catania hanno donato alla Fondazione Marconi l’importante archivio Catania Meucci. La donazione è stata resa pubblica durante una conferenza stampa tenutasi presso il Rettorato dell'Università di Bologna il 7 novembre 2012.

L’archivio contiene tutte le carte note e quelle non ancora divulgate che permisero all’ing. Catania di ottenere dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America la riabilitazione completa dello studioso italiano, che fu dunque dichiarato «inventore del telefono».

Si è così portato a compimento il disegno avviato da Marconi stesso, che per primo sollevò la questione della paternità dell’invenzione del telefono a livello internazionale, sostenendo l’opera di Meucci. Per ricordare tutte queste vicende è stata allestita nelle sale del Museo Marconi a Villa Griffone una apposita postazione.

Il vasto archivio è ora a disposizione degli studiosi presso la Fondazione Marconi, nella sede distaccata di Mongardino, dove è stato ricostruito l’intero studio di Basilio Catania (che fu anche ricercatore di grande spessore: si è occupato di comunicazioni ottiche e ha svolto studi profondi sul concetto di informazione). L’Università di Bologna sta predisponendo un programma di analisi e valorizzazione di questo importante materiale, che ha già suscitato l’interesse di molti ricercatori stranieri.

 

Basilio Catania


 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo piccolo fondo è costituito da 29 lettere (+ 2 allegati) dattiloscritte con firma autografa di Guglielmo Marconi, inviate dallo stesso Marconi allo Jacchia, suo avvocato.

Gli estremi cronologici sono: 23/2/1921 - 10/7/1936.

Le lettere riguardano prevalentemente la gestione della tenuta di Pontecchio, curata dall'avvocato.

Provengono da una donazione fatta alla Fondazione Guglielmo Marconi nel marzo 2009 da un erede, Piero Olivo, Preside della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Ferrara (Eugenio era il nonno della madre).

Giancarlo dalle Donne ha redatto l'inventario del Fondo. pdf_button

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

L’archivio istituzionale della Fondazione Guglielmo Marconi è stato dichiarato «di notevole interesse storico» dal Soprintendente archivistico per l’Emilia-Romagna in data 10/6/1999, con la seguente motivazione:

Testimonia l’attività culturale e scientifica svolta dalla Fondazione, che eretta in ente morale con RD n. 4 1938 n. 354, fin dal 1939 conserva testimonianze dei rapporti intrattenuti con enti e studiosi della materia al fine di promuovere ed incoraggiare gli studiosi e le ricerche relative alla radio-elettricità (consistenza n. 22 faldoni e n. 20 cassettiere contenenti l’archivio corrente). È compresa nella notifica la raccolta Soresini costituita da 30 raccoglitori di autografi, foto e cartoline di scienziati e di commemorazioni di importanti eventi nel campo della scienza e della tecnica dei secc. XIX-XX.

L’Archivio Storico, relativo alle pratiche esaurite (a partire dal 1938), è stato organizzato, nel corso della sua formazione, in base al seguente titolario:

  1. ISTITUZIONALI
  2. PERSONALE
  3. FINANZE
  4. -------
  5. CONSERVAZIONE PATRIMONIO ARTISTICO E AMBIENTALE
  6. -------
  7. CONGRESSI – MANIFESTAZIONI – ASSOCIAZIONI
  8. RAPPORTI CON I FAMILIARI DI G. MARCONI - CULTORI DI MEMORIE MARCONIANE
  1. AZIENDE SPECIALI: CONVENZIONI – CONTRATTI
  2. BIBLIOTECA
  3. MUSEO MARCONIANO
  4. BORSE DI STUDIO

All’interno dell’Archivio Centrale dello Stato, nel fondo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è conservata una serie di poche buste denominata Fondazione Marconi, che raccoglie documentazione ad essa relativa nel periodo in cui aveva sede a Roma.

Da una prima ricognizione, segnaliamo alcuni documenti contenuti:

b. 1

Lettera di Federzoni al prefetto di Bologna (5/11/1937) (minuta)

«Caro prefetto [Carlo Tiengo], credo sia stata un’ottima idea quella di consultare preventivamente S.E. Fermi. Infatti, appena io ho accennato a lui qualche cosa del noto progetto [la creazione di una fondazione dedicata a Guglielmo Marconi], egli ha espresso la preoccupazione che questo possa incontrare un grave ostacolo soprattutto nella difficoltà di trovare un uomo scientificamente e psicologicamente adatto per essere organizzatore e capo del nuovo istituto. Non sarà facile individuare un elemento all’altezza di un tal compito; e d’altra parte, aggiunge Fermi, ci sono da temere le interferenze di tutte le ambizioni, di tutte le ‘protezioni’, e di tutti gli interessi delle varie scuole e dei vari gruppi. L’illustre accademico ha anche precisato i possibili pericoli, indicando il nome di qualche eventuale aspirante e quello del relativo patrono, l’uno e l’altro ben conosciuti costì. In sostanza Fermi crede che, se si potesse avere fin da principio un orientamento circa il nome da scegliere, ciò sarebbe cosa assai buona. Quanto all’estensione da dare al programma, molto dipenderà dai mezzi che saranno o che si prevederanno disponibili. Comunque, Fermi si è preso una settimana di tempo per riflettere meglio, procurarsi dati più precisi e poi farmi conoscere il suo pensiero sull’argomento. Mi riservo di comunicare a lei, caro prefetto, e al podestà, quella ulteriore risposta».

Riunioni al Comune di Bologna. Il podestà pensa come sede della Fondazione Guglielmo Marconi l’Archiginnasio.

b. 2

Costruzione Mausoleo (con foto). Progetto Piacentini. Foto di Ducati (pre-costruzione, dicembre 1938).

b. 3

Costruzione Mausoleo.

Lettera di Federzoni a Pession (4/11/1940):

«Ho definito, credo nel miglior modo possibile, date le corcostanze la controversia col sig. Moleterni. È risultato con sufficiente chiarezza che questi vendette soltanto la lettera di Marconi al padre, che io ho potuto recuperare come grazioso dono dell’acquirente. D’accordo col cav. Ducati ho dato disposizioni al Sovrintendente Bibliografico perché le altre carte assoggetate al vincolo siano consegnate alla Fondazione, e per essa al medesimo cav. Ducati.

La verità è che il saccheggio delle carte custodite nella villa di Pontecchio avvenne prima dell’apparizione di Moleterni e della costituzione della Fondazione; probabilmente, anzi, prima della morte stessa di Marconi».

Lettera di Federzoni a Pession (28/9/1940)

«Ormai è purtroppo accertato che, per l’inesplicabile insensibilità e indifferenza, devo credere, del predetto avvocato [Jacchia], il rigattiere Moleterni disperse il meglio dei carteggi e cimeli che si trovavano a Pontecchio: il fermo intimato dalla Sovrintendenza Bibliografica e Artistica giunse troppo tardi».

A. Ducati va da Moleterni prima di Fava. Ducati crede che la visita sia stata suggerita da Federzoni.

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