Simultaneità, programmazione di flusso con orari predefiniti, capacità di raggiungere i fruitori nelle loro abitazioni: le caratteristiche proprie della diffusione circolare o broadcasting erano già tutte presenti nella telefonia circolare. Secondo una spiegazione ingenua, l'affermazione della radiodiffusione a scapito della telefonia circolare è dovuta alla "superiorità tecnica": la radio, mezzo che usa l'etere, sarebbe più adatto a diffondere messaggi pubblici, mentre il telefono che usa i fili sarebbe meglio adeguato a quelli privati. I recenti sviluppi, della telefonia cellulare da un lato, della televisione via cavo dall'altro, smentiscono questa tesi, anche se sembra improbabile che si realizzi la tesi dell'americano Nicholas Negroponte, secondo cui il cavo dovrebbe diventare il mezzo delle comunicazioni di massa, l'etere di quelle personali. I motivi per cui attorno al 1918-25 fu la tecnologia marconiana a diventare protagonista quasi unica dell'affermarsi del broadcasting furono soprattutto economico-organizzativi. La diffusione del telefono circolare doveva attendere i tempi, allora assai lunghi, e affrontare i costi, sempre assai elevati, dell'estensione della rete fisica del telefono, mentre la radio poteva saltarli. Inoltre, le compagnie telefoniche non apparivano particolarmente interessate a questo tipo di servizio, estraneo ai loro modelli organizzativi, mentre gli stati europei uscirono dalla prima guerra mondiale decisi a promuovere la nuova tecnologia radiotelefonica.
|
Già tra il 1917 e il 1920, negli USA, vennero effettuati numerosi esperimenti di trasmissione a distanza di musica e interventi parlati. Nel 1920 cominciarono le trasmissioni regolari. La prima a produrle fu la KDKA di Pittsburgh, un'emittente di proprietà della Westinghouse, una delle maggiori aziende produttrici di macchine elettriche. Nei primi anni, la diffusione dei primi "programmi" (musica e brevi intrattenimenti sonori) venne promossa soprattutto da produttori e rivenditori di apparecchi radio, per stimolare un mercato ancora sostanzialmente inesistente. Poi, con la crescita del pubblico, saranno gli introiti pubblicitari a finanziare la nuova forma di comunicazione. In Europa, le prime emissioni radiofoniche regolari si ebbero a partire dai primi anni Venti, generalmente sotto il diretto controllo dello Stato e in regime di monopolio. Fu il Regno Unito, il paese nel quale anche grazie all'azione di Marconi la tecnica radiofonica più era stata perfezionata durante la grande guerra, a dar vita al primo sistema nazionale di radiocomunicazione, la British Broadcasting Company, poi British Broadcasting Corporation o B.B.C. (1922). In Italia le trasmissioni sperimentali ebbero inizio nel 1924, dapprima per iniziativa di alcune compagnie private poi, dall'ottobre di quell'anno, in condizioni di monopolio a concessione pubblica, con l'Unione Radiofonica Italiana (URI) antenata dell'EIAR (1927-44) e quindi della RAI. Negli stessi anni in cui nasceva la radiodiffusione, negli USA e nel Regno Unito venivano effettuati i primi esperimenti di televisione o (come si diceva spesso allora) di "radiovisione". Con la diffusione circolare nasceva non solo un nuovo tipo di intrattenimento, ma un modello completamente nuovo di comunicazione.
|
© 2013 - Fondazione Guglielmo Marconi - Villa Griffone - via Celestini 1 - 40037 Pontecchio Marconi (BO) - C.F 80063250379