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Museo Marconi

 
 
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Nella sezione Didattica vi proponiamo una esplorazione innovativa dell’opera marconiana. Le metodologie espositive sono immaginate per tipologie di pubblico diverse, ma nel complesso l’esplorazione offrirà numerosi strumenti per l’analisi di una delle mutazioni più straordinarie alle origini del mondo contemporaneo: la pacifica rivoluzione delle comunicazioni radio, o “senza fili” come si diceva una volta, di cui Guglielmo Marconi fu geniale iniziatore e pioniere.

Potete ripetere alcuni degli esperimenti della formazione del giovane inventore, ripercorrere i momenti salienti della sua carriera, immergervi nella lettura di affascinanti documenti d’epoca, approfondire aspetti storici e tecnici di quella straordinaria rivoluzione i cui sviluppi si sono susseguiti per tutto il Novecento e proseguono in questo inizio di XXI secolo.

 

L’aspetto più entusiasmante della scienza è che essa incoraggia l’uomo a insistere nei suoi sogni. La scienza esige una mente duttile. Non serve interrogare l’universo con una formula. Bisogna osservarlo, prendere ciò che esso può dare e poi riflettere con l’aiuto della scienza e della ragione. La scienza mantiene giovani.

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Ecco il fenomeno che fino al 1799, anno dell'invenzione della pila di Volta, consentiva l'esecuzione di tutti gli esperimenti di elettricità. In un tempo in cui né lampadine, né correnti, né batterie, erano ancora state inventate, i fenomeni elettrici dovevano essere "stuzzicati" per poter essere osservati. Le macchine elettriche avevano esattamente questo scopo. Nel corso del Settecento gli esperimenti di elettricità venivano spesso eseguiti per divertire il pubblico e invece dei pezzettini di carta, erano i capelli delle dame che, una volta elettrizzati, si sollevavano verso l'alto. Il repertorio di esperimenti elettrizzanti era molto ampio. Durante le "serate elettriche" le macchine elettriche venivano utilizzate per produrre grosse scintille che davano fuoco a sostanze alcoliche poste in apposite coppe, oppure venivano impiegate per illuminare tubi di vetro dentro i quali una serie di gocce di alluminio disegnavano lunghe spirali: nelle sale oscurate queste spirali venivano percorse da una pioggia di piccole scintille con effetti scenici garantiti. Diverse teorie cercavano di dare conto degli effetti elettrici. A partire dalla seconda metà del Settecento la teoria comunemente accettata era quella del "fluido unico" di Benjamin Franklin. Secondo la teoria di Franklin ciascun corpo contiene una certa quantità "naturale" di fluido elettrico che, trovandosi così in uno stato di equilibrio, non manifesta alcun effetto. Quando però questo stato di equilibrio viene alterato, cioè quando in un corpo si verifica un eccesso o un difetto della quantità naturale di fluido elettrico, il corpo si carica elettricamente, rispettivamente, di segno positivo o negativo. Dal momento che la tendenza del fluido elettrico è all'equilibrio, un corpo carico negativamente, posto nelle vicinanze di un corpo carico positivamente, verrà attratto da questo. Lo scoccare della scintilla elettrica, secondo Franklin, deriva dal passaggio del fluido elettrico da un corpo all'altro e segna anche la neutralizzazione del disequilibrio elettrico.

 

 

 

 
   

 

 

 

 

Prova anche tu!

Prova a ripetere l'esperimento a casa

L'invenzione dell'elettrocalamita segna una tappa cruciale nella grande avventura dell' elettromagnetismo classico. A partire dall' esperimento di Oersted del 1820 – che mise in evidenza l'esistenza di un legame tra fenomeni elettrici e magnetici - diversi scienziati cercarono le leggi che regolano il rapporto tra elettricità e magnetismo. Tra questi il francese André Maria Ampère (1775-1836), professore prima all'Ecole polytechnique e poi al Collège de France, giocò un ruolo fondamentale. Tra il 1820 e il 1827 egli studiò le azioni reciproche tra correnti elettriche e tra correnti e magneti, e avanzò l'ipotesi fondamentale dell'equivalenza tra una spira percorsa da corrente ed un dipolo magnetico, coniando anche il termine "elettrodinamica". Studiando le cariche elettriche in moto e gli effetti magnetici generati dalle stesse, Ampère scoprì che due fili paralleli percorsi da corrente elettrica si attraggono o si respingono a seconda del verso della corrente che li attraversa, trovando anche l'espressione quantitativa per dare conto di questo fenomeno. Insieme a Jean François Arago (1786-1853), suo collega all'Ecole polytechnique, Ampère inventò l'elettrocalamita, aprendo la strada ad altre invenzioni fondamentali, come il telegrafo, il motore elettrico, il galvanometro.
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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