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Radiotelefonia

La possibilità pratica della trasmissione via etere di suoni, o "radiofonia", è legata allo sviluppo delle tecniche di amplificazione. Fu l'americano Lee De Forest a dare l'impulso decisivo con l'invenzione nel 1906-7 del triodo, la valvola amplificatrice, capace di amplificare, in misura controllata, la tensione che vi giungeva: si trattava di un perfezionamento del diodo, introdotto nel 1905 dall'inglese Ambrose Fleming.

Lo stesso De Forest capì subito che la principale applicazione della sua invenzione era nel campo del suono, tanto che chiamò "Audion" la versione più evoluta. Fu però il canadese Reginald Aubrey Fessenden a realizzare, sempre nel 1906, i primi esperimenti di radiotelefonia, cioè l'invio sulle onde dell'etere non più solo di segnali Morse ma di segnali sonori completi.

Alla base di questi sviluppi vi è anche un'altra importante invenzione, il microfono, introdotto da Thomas Edison nei primi anni '80 dell'Ottocento come sviluppo e perfezionamento della comunicazione via telefono. La radiofonia trovò subito applicazione nei campi che erano stati propri della telegrafia senza fili (comunicazione tra veicoli in movimento, comunicazione militare) ma in capo a pochi anni portò a uno sviluppo che Marconi non aveva previsto, la radiodiffusione circolare, ovvero la radio come mezzo di comunicazione di massa.

A partire dagli anni Cinquanta le valvole a triodo sarebbero state progressivamente sostituite da un nuovo strumento di amplificazione, il transistor, cosa che avrebbe permesso la miniaturizzazione delle apparecchiature radiofoniche, e le avrebbe rese portatili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

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